giovedì 27 giugno 2013

IL DESIDERIO DI REALIZZARE E' LA CAUSA DELLA FRUSTRAZIONE E DELLA PAURA

La ricerca di soddisfazione è appunto…….una ricerca. Dice Krishnamurti “Il desiderio di realizzare è la causa della frustrazione e della paura” e poi ancora più illuminante “Divenire ed essere sono due stati enormemente differenti, e non possiamo passare dall'uno all'altro; ma con la fine del divenire, allora l'essere sarà".
Quello che ci vuole dire che la “tensione” è sofferenza. Solo quando si è “non tesi” cioè, si direbbe in EDA non soggetti a NED (Nuclei Emotivi Disturbanti), allora l’Essere sarà.
Sembrano concetti molto spirituali ma sono in realtà semplicissimi…Quando fai pensi o lavori, dovresti stare solo su quello che fai , che pensi, o sul lavoro che stai facendo.. Ma se quando fai, pensi: “ lo sto facendo bene?” “riuscirò a farlo?” “sono troppo lento a farlo” ecc, allora resterai in tensione. Se d’altro canto pensi “sarò felice quando l’avrò fatto” “ avrò stima di me quando l’avrò fatto” allora sei nella mani di quello che stai facendo…stai consegnando la tua “essenza” al risultato di ciò che fai….
Tutti questi pensieri non essenziali all’attività sono ciò che causa sofferenza e sono sempre espressione di un bisogno…


Ovviamente, meno “bisogni” hai, e più libero sei.

SE PENSIAMO DI ESSERE MALATI O INFELICI ...

Se pensiamo di essere malati o infelici o comunque bisognosi di miglioramento, abbiamo un’idea che ci sia qualcosa che non va. Ma quasi sempre c’è DAVVERO qualcosa che non va, e le “cause” di questo qualcosa sono sempre al di la’ del conscio e non controllabili. Se il prendere consapevolezza che c’è da migliorare viene presa in negativo, deprimendosi, intristendosi, allora si avrà ancor di più peggiorato la situazione, ma si può anche prendere il miglioramento e il cambiamento come positività, come rinascita, e allora non si avranno più “fantasie” di guarigione, ma un “processo” di guarigione, un’aspirazione che, diversamente dal desiderio, non guarda a ciò che non c’è e ne soffre, ma a ciò che sta arrivando, e ne gioisce.

martedì 25 giugno 2013

VI E' STATO INSEGNATO CHE ...


Vi è stato insegnato che nella vita dovete vincere.
Vi è stato insegnato che senza vittoria siete dei falliti
Vi è stato insegnato che solo chi raggiunge la vetta merita di stimarsi
Vi è stato insegnato che dovete vergognarvi della vostra sconfitte
Vi è stato insegnato che dovete fare di tutto per vincere
Vi è stato insegnato che schiacciare gli altri è segno di forza
Vi è stato insegnato che avere scrupoli è segno di mancanza di carattere

Non vi hanno insegnato che questo modo di vivere produce la nevrosi e la follia e la guerra.

E’ tempo di prendere una decisione.

Cambiate insegnante.

AFFRONTARE LE DIFFICOLTA'


Per trovare la libertà e la forza per affrontare le difficoltà della vita, per riuscire nelle propria vita personale e professionale, occorre imparare a credere assai poco ai complimenti e a non deprimersi per le critiche. I primi possono, oltre a dare un immagine sfalsata e gonfiata di sè, far abbassare l'attenzione e l'impegno oltre il livello minimo necessario; le seconde possono rendere insicuri e demotivati se non vengono considerate per quello che sono: insegnamenti. Una sana equidistanza emotiva permettere di assorbire il meglio di entrambi a proprio vantaggio.

INCONTRARE LE EMOZIONI DURE

Le emozioni dure, i pensieri brutti,
sono ciò che di meglio avete.
Non perdeteli, sono il regalo dell'Universo.
L'unica cosa che potete fare, nel qui-e-ora,
è lasciarli lì e osservarli mentre sono con voi.
(Raffaele Morelli)


 





Questa di Morelli è un concetto denso di verità. Apparentemente sembrerebbe che sia masochista…un po’ come quelli che dicono che occorra portare la propria croce…ed invece è una grande verità.
Perché?
Perché come non si ci si può allenare per una competizione senza soffrire e parecchio, così non si può aumentare la propria forza interiore, la propria libertà, la propria felicità, senza affrontare le cose di cui si ha paura e che ci fanno soffrire. Se non le affrontiamo saranno sempre lì a limitare le nostre vite. E’ più che ovvio che meno cose ci sono che ci possano limitare e più sarà pieno e libero il nostro spirito.
Quindi incontrare emozioni”brutte” come dice Morelli, o imparare a portare la propria croce, è una grande occasione per “crescere” e diventare più forti.
Non è necessario per diventare una persona maggiormente sana e felice imporsi chissà quali concetti di grandezza…è sufficiente liberarsi delle paure limitanti e come per incanto, ciò che sembrava impossibile diventa facile.
Togli il dolore e rimarrà solo il meglio.

LA SOFFERENZA EMERGE QUANDO TI OPPONI AL DOLORE

Il dolore è reale, ma la sofferenza emerge solo quando ti opponi al dolore ed è il risultato della tua opposizione al dolore, alla realtà che ostacola i tuoi desideri.
Se accetti il dolore, la sofferenza non esiste.
Il dolore, per l’es
sere reale, non è intollerabile, perché ha un senso comprensibile che lo placa.
Ciò che risulta insopportabile e’ avere il corpo qui e la mente nel passato o nel futuro,
è il desiderio di distorcere la realtà che è inamovibile. Questo sì che è intollerabile,
perché è una lotta inutile, come è inutile il suo risultato: la sofferenza.
Non è possibile lottare per ciò che non esiste, non si deve cercare la felicità dove non c’e’, ne’ prendere per vita ciò che vita non è.
Bisogna svegliarsi! Non appena ci svegliamo… paf! …finisce la sofferenza.

(di Anthony De Mello - Ti voglio libero come il vento)

COMMENTO
Se fossimo contenti di ciò che siamo ed abbiamo saremmo felici. Se invece cominciamo a dire che la nostra situazione “non va bene” o che la realtà “non va bene” ecco che comincia l’insoddisfazione…..si crea una tensione tra il desiderio che abbiamo creato e il realizzarlo. Possiamo anche riuscire a soddisfare il desiderio e raggiungere un certo livello di felicità, ma questo avverrà solo se lo raggiungeremo. Fino ad un secondo prima saremo ansiosi, angosciati, impauriti, adirati, per tutti gli ostacoli che si frappongono o paiono frapporsi tra noi ed il desiderio che abbiamo.
Ad uno sguardo superficiale ci parrà che il raggiungimento del nostro desiderio, del nostro risultato, sia la ragione della nostra felicità, ma non è vero.
La felicità è data dalla caduta di tensione che il raggiungimento provoca. Se abbiamo riportato un’ importante vittoria, la pace non è dovuta alla vittoria, ma al fatto di non aver più la tensione di agguantarla. Certo, nei primi momenti vi sarà l’euforia, quella legata sì al raggiungimento, ma successivamente, passato un po’ di tempo, lo stato di contentezza sarà solo dovuto alla (temporanea) mancanza di desiderio. Ma una mente ed un cuore irrequieto, dopo poco tempo comincerà a cercare un nuovo obiettivo per cui soffrire e lottare, per cui avere ansia e rabbia e ricomincerà la sofferenza per raggiungere il nuovo obiettivo.
Questo modo di procedere è come vivere in tossico dipendenza, senza mai vera pace ed equilibrio. Se non si esce da questa ruota del criceto non si raggiunge mai la felicità, che, lungi dall’essere dovuta a ciò che abbiamo e siamo, dipende solo dalla non contrapposizione di desideri.