lunedì 30 luglio 2012

LE SCELTE

La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su.
È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco.
A salire c'è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all'erta.
(Tiziano Terzani)

COMMENTO

Nella Bibbia si legge che larga e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, stretta ed angusta è la via che conduce alla vita.
Pensare che se le cose vanno male la colpa è "fuori", è molto più semplice e comodo che prendersi la responsabilità del proprio cambiamento...Cambiare, rinnovarsi, crescere è più faticoso che stare fermi....o seguire vecchie strade.
(Eda Personal Coaching)

LA POLITICA DEI PICCOLI PASSI

Da ogni minuscolo germoglio nasce un albero con molte fronde. Ogni fortezza si erige con la posa della prima pietra. Ogni viaggio comincia con un solo passo.
(Lao Tzu)

COMMENTO


Uno degli ostacoli maggiori alla crescita personale è rappres
entata dal vizio congenito di guardare all’obiettivo finale. Questo esercizio è sempre nocivo. Il punto di arrivo di un percorso di cambiamento è…..semplicemente infinito.
La nostra mentalità occidentale ci ha abituato a pensare in termini di progetti piani, obiettivi, strategie…ecc ecc., ma nel mondo interiore le cose non funzionano così….si procede per approssimazioni…piccoli passi, grandi avanzamenti e improvvise regressioni….

Ma ciò che conta è la direzione. L’importante è cominciare a viaggiare interiormente…..Il viaggio è il vero obiettivo. E’ viaggiando nei nostri reami interiori, combattendo draghi e demoni e trovando preziosi compagni di viaggio nei nostri punti di forza, nelle ispirazioni che troviamo, negli amici che sorreggono, nelle parole che giungono alle orecchie senza essere state chiamate, che si attua il cambiamento.
Non poniamoci l’obiettivo…..cominciamo a camminare…il resto verrà da sé.
(EDA Personal Coaching)

SENSO DI COLPA

[...] L'«io» è proprio ciò che non smette di dire a mezza voce «non dovresti... fai male... dovresti invece... ecc.». Questa voce maledetta che si è stabilita al centro del nostro essere usurpa il posto dell'anima, si fa passare per lei. Ma invece di una natura di scintilla ha il carattere di una doccia fredda che ci sfinisce. Siamo diventati questa doccia fredda. Ci stupiamo di non incontrare più il calore e la luce del fuoco quando l'ego che abbiamo alle spalle, quando il parassita che ci abita nel petto fa professione di spegnerlo. Tutti coloro che ci criticano, ci colpevolizzano, ci demoralizzano si appoggiano su questa voce che tradisce la nostra vita dall'interno. Peggio: le circostanze e le persone che ci opprimono traducono questa voce nel mondo «esterno»: la materializzano. Inutile farla tacere. Accontentiamoci di sentirla in maniera distinta e di riconoscerla per ciò che è: il nostro incubo nemico. Perde il suo potere dal momento in cui viene riconosciuta. (Pierre Lévy)

COMMENTO


Dal punto di vista dell’EDA COACHING le voci che dicono “non dovresti” “fai male” “non devi farlo” e così via, sono Nuclei Emotivi Disturbanti (NED) della famiglia dei comandi morali. Nel nostro approccio non ci chiediamo mai se un NED è giusto o meno. L’unica cosa che ci interessa è liberare la mente da un comando compulsivo, di qualsiasi natura esso sia. Sarà poi il coachee a decidere se quella tale situazione che ha fatto precedentemente suscitare il comando “non devi farlo” comporterà o meno il fatto di “fare” la cosa che prima veniva vietata dal comando….
La differenza sostanziale sarà che se il coachee deciderà di farla potrà farla in piena coscienza, se invece riterrà di NON farla, sarà ancora in piena coscienza. In altre parole la decisione non sarà dettata da comandi imperativi compulsivi, ma da una lucida, libera e serena scelta.
(EDA Personal Coaching)

lunedì 23 luglio 2012

IMPOSSIBILITA'

“Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”.
(Albert Einstein)

COMMENTO

 

Considerazioni apparentemente sensate ma di fatto invalidanti come " è troppo difficile" "è impossibile" " non è possibile", a prescindere dalla realtà della considerazione, limitano drasticamente le capacità della persona che le pensa e che senza accorgersene, comincerà a selezionare le alternative in base all'assunto dell'impossibilità. Viceversa non porsi a priori limiti, apre la mente a considerare nuove vie e nuove soluzioni....Se si vuole arrivare al "mai pensato" occorre pensare cose mai pensate prima.
(Eda Personal Coaching)

PAURA

Se tracci col gesso una riga sul pavimento, è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi. Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso.
Se fai finta che la fune non è altro che un disegno fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi. Ciò che conta è tutto dentro di noi; fuori nessuno può aiutarci.
Non essere in guerra con te stesso: così... tutto diventa possibile, non solo camminare su una fune, ma anche volare.
(Hermann Hesse)



COMMENTO


Ciò che ci fa barcollare è la PRE-VISIONE dell'evento. Cioè è una fuga in avanti della mente. Se SAI che c'è il pavimento, non avrai paura...perchè sei certo che NON puoi cadere. Se invece c'è la fune sospesa, SAI che PUOI cadere...in un prossimo futuro. Ma se resti fermo con la mente sulla fune e NON pensi a ciò che potrebbe capitare (rimani nel qui ed ora) la paura non potrà prenderti. Tutte la paure funzionano allo stesso modo: sono fughe nel futuro.
(Eda Personal Coaching)

ASPETTATIVE

Ti aspetti qualcosa… e non succede niente. Ti aspetti qualcosa… e accade tutto il contrario: il tuo ego ne rimane sconvolto, cadi nell’infelicità più nera. Limitati ad osservarlo: quando ti senti infelice prova a scoprirne il motivo. Le cause non stanno al di fuori di te. Il motivo fondamentale è dentro di te, ma tu guardi sempre al di fuori. (Osho Rajneesh)

COMMENTO DI EDA COACHING

 
Aspettare....significa avere aspettative, ma se l'aspettativa non viene appagata, allora rischiamo la demotivazione, la delusione, e soprattutto, il tentativo di abbandonare il campo. Nei casi più intimi si rischia anche la depressione. Ossservare la propria delusione, accettarla, capire perchè ci si sente così, capire soprattutto che ciò che si sente non è dovuto all'esito della cosa, ma alla nostra REAZIONE alla cosa avvenuta, aiuta a comprendere che ciò che avviene non è "fuori", nella cosa non avvenuta secondo i nostri desiideri, ma dentro di noi, nel nostro MODO di reagire. Cambiare questa reazione è il segreto per ripartire.

sabato 21 luglio 2012

FARE ERRORI

Tutti sbagliamo. Tutti noi facciamo errori. E’ quello che facciamo. Quando capisci come vivere senza fare errori, sappi che sei morto. Tutti commettiamo errori, e tutti abbiamo problemi. Nessuno è esonerato. Aspettati i problemi. Va bene avere problemi, solo non crogiolarti dentro.
(Larry Winge)



COMMENTO DI EDA COACHING


Accettare l'errore nel lavoro, nella vita, negli affetti, è cosa fondamentale per poter non solo imparare da esso, ma anche per mantenere l'equilibrio che ci consentirà di sbagliare sempre meno. Se rifiutiamo il problema e l'errore, rimarremo alterati, irritati, delusi, scoraggiati e crollerà verticalmente la nostra capacità di risolvere il primo e di correggere il secondo.

VINCERE AD OGNI COSTO

Vi è stato insegnato che nella vita dovete vincere.
Vi è stato insegnato che senza vittoria siete dei falliti
Vi è stato insegnato che solo chi raggiunge la vetta merita di stimarsi
Vi è stato insegnato che dovete vergognarvi della vostra sconfitte
Vi è stato insegnato che dovete fare di tutto per vincere
Vi è stato insegnato che schiacciare gli altri è segno di forza
Vi è stato insegnato che avere scrupoli è segno di mancanza di carattere

Non vi hanno insegnato che questo modo di vivere produce la nevrosi e la follia e la guerra.

E’ tempo di prendere una decisione.

Cambiate insegnante

venerdì 20 luglio 2012

MANIPOLAZIONI

Fai attenzione a come le persone che ti avvicinano fanno sorgere le tue emozioni: la collera con l'aggressione, la passione con la seduzione, l'orgoglio con la lusinga, il senso di colpa con l'accusa, la confusione con la menzogna, la paura con la minaccia, la speranza con la promessa ecc. Osserva bene come funziona la manipolazione. In ultima analisi, sei sempre complice di questa manipolazione perché nessuno al di fuori di te può far nascere i tuoi sentimenti. Potresti sempre, se non evitarli totalmente, almeno osservare il loro sorgere e il loro dissolversi senza attaccartici, senza che le tue parole e i tuoi atti obbediscano loro. Non appena smetti di vigilare sulla tua mente, non appena ti assenti dal tuo corpo e dalla tua presenza, non appena la luce della piena coscienza non risplende più al centro della tua anima-mondo, vieni manipolato, inizi a diventare un morto-vivente, una marionetta, e qualsiasi forza oscura può infiltrarsi nella tua vita. [...]
(da "Il fuoco liberatore" di Pierre Levy)

COMMENTO DI EDA COACHING

La manipolazione mentale è possibile solo se esistono "leve" mentali che al nostro interno "rispondono" ai tentativi esterni di manipolazione. Prendersela con i cosiddetti "manipolatori" equivale a prendersela con il proprio sovrappeso invece che ridurre le calorie ingerite...o prendersela con il proprio fiato corto durante il footing invece che con il proprio scarso allenamento. E' la rispondenza nostra interna alle sollecitazioni esterne che crea l'effetto.....Se fossimo indenni alle lusinghe, nessuna lusinga ci potrebbe manipolare....e così via.

GESTIONE DELLE EMOZIONI

[....]
Quando provi un sentimento triste (avidità, speranza, aggressività, paura, invidia, ecc.) non pensare che sia tu ad avere questa emozione. Riconosci invece l'esistenza di un parassita emozionale. Se rimuovi, o se neghi, o se credi, o se fuggi, o se obbedisci a questo sentimento, il meccanismo dell'assuefazione si mette in moto. La trappola della dipendenza si chiude.
Se tenti di sbarazzarti della sofferenza, questa farà presa salda sulla tua anima. Attenzione! si gioca tutto in una frazione di secondo. Non appena senti la sofferenza (e anche la speranza è una forma sottile e particolarmente virulenta di sofferenza), accoglila, accettala, gustala, osservala in piena coscienza, poi lascia che se ne vada da sé.
[...]

Tratto da Levy, “il fuoco liberatore” di Pierre Levy

COMMENTO DI EDA COACHING

Questo pezzo di Levy, esprime un approccio molto vicino a quello che EDA Coaching propone. Quando si avverte una situazione di disagio nel contesto di una situazione di lavoro o personale, le reazioni che tutti normalmente mettiamo in atto sono sostanzialmente quelle elencate da Levy: si fugge dal disagio, lo si nega, lo si evita o lo si subisce. Tutte queste reazioni non sono però adattive e il disagio si ripresenterà all’occasione successiva. In EDA invece si percorre una strada molto più simile a quella indicata da questo post. Il disagio che si manifesta viene accolto e pienamente accettato, identificato nella sua intima struttura (NED) e poi trattato con la tecnica EDA. Il risultato sarà quello di “depotenziare” il senso di disagio (irritazione, paura, aggressività) e portare il disagio ad essere cancellato. E’ un approccio simile a quello usato nello Judo, dove si tende ad usare la forza dell’avversario per sconfiggerlo.

REAGIRE DIVERSAMENTE


Non è possibile per me fermare il corso degli eventi esterni; Ma se fossi capace di fermare e acquietare la mia mente, che bisogno ci sarebbe di fermare tutto il resto? 
(Shantideva)

COMMENTO EDA COACHING

 

Quanto la nostra mente riduce la propria capacità di gestire le situazioni esterne quando perde calma e lucidità? L'agitazione, lo spaventarsi, il pre-occuparsi, non aumenta di un grammo la nostra capacità di affrontare i problemi, quali essi siano. Ciò che serve è invece "cambiare" la nostra reazione di fronte al problema. E quando ci riusciamo, "cambia" anche il problema.

martedì 17 luglio 2012

PARLARE IN PUBBLICO


L'approccio che si segue con l'EDA è radicalmente diverso dall'articolo qui sotto illustrato, che, va detto, è molto sensato, logico, e se ben applicato produce risultati. Potremmo quindi tenerlo per buono, no?
Ma il punto è un altro. I consigli qui evidenziati cosa hanno in comune? Sono tecniche di evitamento. Perchè sottolineiamo questo? Perchè tutti gli elementi consigliati, tranne uno, hanno come obiettivo quello di evitare di fare errori e brutte figure. Infatti "prepararsi" assolve a questo scopo, e così vale per "parla con una persona alla volta", che è un escamotage per non considerare "il pubblico". Allo stesso modo l'usare "umiltà e umorismo" ha la stessa finalità di evitare la reazione negativa del pubblico.
Come andrebbe allora impostata la questione?
La questione va impostata in modo completamente diverso: se infatti l'ansia è determinata dalla paura di non fare una bella figura, dalla paura del fallimento della performance, la riposta ottimale non è attuare azioni per cui questo non accada, ma liberarsi dell'ansia legata all'ipotesi del fallimento. Quando infatti il fallimento della performance potrà essere accettato con naturalezza e semplicità, l'ansia stessa scomparirà e permetterà all'oratore la massima naturalezza che gli consentirà la migliore delle perfomances. In questo senso l'unico dei consigli che opera in senso armonico al metodo EDA è "evita il perfezionismo" , perchè infatti abbassa il livello di ansia insito nella ricerca della perfezione.
Come quindi opererà l'EDA?
L'EDA andrà alla ricerca delle aree di NED (vedi presentazione) che "creano" l'ansia e le tratterà al fine di ottenere uno stato d'animo sereno ed imperturbabile ANCHE nell'ipotesi di una non perfetta performance oratoria.
Una volta ottenunto ciò, l'unico consiglio veramente utile sarà quello di prepararsi l'argomento, perchè anche se libero dall'ansia, un buon oratore è bene che sappia di cosa sta parlando.



PARLARE IN PUBBLICO 
(Fonte: http://www.efficacemente.com/2009/10/i-consigli-di-obama-per-superare-la-paura-di-parlare-in-pubblico/)


Qual’è la sua paura più grande?” Sembrerebbe che la seconda risposta più frequente a questa domanda sia la paura di morire. Indovina qual’è la prima? Hai indovinato: la paura di parlare in pubblico.


Parlare in pubblico ci terrorizza perché temiamo di essere giudicati, temiamo che il pubblico non faccia altro che osservare e criticare ogni nostra piccola imperfezione. Come ogni paura, anche la paura di parlare in pubblico nasce dentro di noi e si alimenta della nostra carenza di autostima.


In questo articolo ho scelto di non propinarti i soliti consigli triti e ritriti sul public speaking. Puoi trovarne decine con una semplice ricerca su google. Ho scelto invece di proporti i consigli pratici ispirati ad uno dei migliori oratori dei nostri tempi: Barack Obama.


Preparati.
Una volta Thomas Edison disse che il genio è per l’1% ispirazione e per il 99% traspirazione, ovvero sudore e duro lavoro. Nel corso della campagna elettorale Obama ha lavorato duramente con i suoi collaboratori per preparare al meglio ogni singolo discorso e per competere senza sorprese nei confronti televisivi. Conoscere la materia e aver affrontato il discorso di fronte ad uno specchio o a degli amici ti permette di affrontare il tuo discorso pubblico con maggior sicurezza. Prova inoltre a sintetizzare il tuo intervento in 7-10 punti chiave in modo da non perdere mai il filo del discorso.


Parla ad una persona alla volta.
Ciò che c’è di veramente terrorizzante nel parlare in pubblico è… il pubblico. Un insieme indistinto di occhi che ti fissano, in silenzio, in attesa del tuo discorso: sembra quasi un film dell’orrore! Obama ha tenuto il suo discorso di insediamento di fronte a circa 320.000 persone, per non parlare dei milioni di telespettatori; ma lo ha fatto con tranquillità sfruttando un segreto da vecchio oratore: ha parlato ad una persona alla volta. Osservandolo in video, noterai come il suo sguardo cerchi continuamente un punto di riferimento nel pubblico, senza mai nascondersi o abbassarsi. Impara a guardare il pubblico negli occhi, ma sempre una sola persona alla volta, ed il pubblico svanirà.


Sfrutta umiltà ed umorismo.
Iniziare un discorso ammettendo la propria paura di parlare in pubblico o il proprio nervosismo è allo stesso tempo un modo per esorcizzare tale paura e per accattivarsi le simpatie del pubblico. Questo non significa fare dell’umorismo forzato: sarebbe controproducente. Ma a volte è sufficiente dare risalto ad un evento inaspettato per creare empatia e simpatia nel pubblico. Quando hai paura sei concentrato su te stesso ed ogni imprevisto durante il tuo discorso ti destabilizza. Ma quando acquisisci sicurezza, gli imprevisti diventano il modo migliore per rompere il ghiaccio con il tuo pubblico: Obama e la suoneria dell’anatra è un ottimo esempio di come un imprevisto possa essere utilizzato per suscitare la simpatia del pubblico.


Evita il perfezionismo.
Ricercare la perfezione in un discorso, come nella vita, è una delle maggiori fonti di stress ed ansia. Se hai una certezza è che qualcosa andrà storto: la lampadina del videoproiettore si fulminerà, le stampe del report saranno errate o il teleprompter si schianterà al suolo. Non sottovalutare la fase di preparazione del tuo intervento, ma una volta sceso nell’arena impara ad affrontare gli imprevisti con disinvoltura: non pretendere di essere perfetto, cerca di essere il migliore.


Non avere fretta.
Se hai avuto l’occasione di assistere al discorso di un oratore impreparato, avrai avuto certamente la sensazione che quel palco scottasse. La paura di parlare in pubblico ci porta a parlare velocemente e a non concludere il nostro discorso in modo esaustivo, pur di terminare il più velocemente possibile questa tortura. Ma superare la paura di parlare in pubblico richiede un comportamento diametralmente opposto: impara a parlare lentamente, inserendo pause nel tuo discorso. Affronta ogni punto chiave del tuo intervento in modo esaustivo, chiarendo tutti i passaggi logici. Evita quei finali brutali, generalmente accompagnati da frasi del tipo: “io avrei finito”, “tutto qua”, etc; il pubblico vuole essere accompagnato: chiarisci fin dall’inizio la scaletta del tuo intervento e riproponila più volte durante il tuo discorso come fosse una mappa. Insomma, dai un ritmo al tuo discorso e crea enfasi intorno al finale.









lunedì 16 luglio 2012

LA GESTIONE DELL'ANSIA E IL PROBLEM SOLVING

Nella comprensione delle motivazioni dell’ansia e delle sue manifestazioni, può essere importante soffermarsi sulla componente cognitiva che concorre a creare la sensazione di ansia. Le manifestazioni fisiologiche dell’ansia sono qualcosa che tutti conosciamo e sperimentiamo spesso nella nostra quotidianità: aumento della frequenza del respiro con conseguente sensazione di affanno, aumento dei battiti cardiaci, sudorazione. C’è poi l’aspetto cognitivo da considerare, e che ha a che fare con l’attesa di un evento futuro. L’ansia infatti è proprio uno stato di allerta con cui ci prepariamo ad affrontare qualcosa che sta per accadere o che temiamo possa accadere, e che avvertiamo come un pericolo od una minaccia.
L’ansia, con l’incremento delle funzioni fisiologiche (respiro, frequenza cardiaca,ecc.), ci predispone ad affrontare un problema, una difficoltà. Ma a volte possiamo avvertire ansia anche in situazioni banali o che generalmente non richiedono un grande impiego di energie per essere superate, fronteggiate. Pensiamo al caso degli attacchi di panico, che sono una manifestazione ansiosa che può verificarsi in qualunque momento e in qualunque situazione: dall’andare in giro in automobile, allo svolgere un compito sul posto di lavoro, etc.
Il modo in cui pensiamo, le idee e le fantasie che elaboriamo su noi stessi, sugli altri e sul mondo che ci circonda, possono influenzare in maniera significativa la possibilità di sperimentare l’ansia anche in contesti inappropriati. L’ansia infatti può derivare:
dal non riuscire a prevedere l’esito di una situazione, o dal non prevedere un esito favorevole, lasciando il posto a fantasie catastrofiche;
dal non sentirsi all’altezza di una situazione, o dal credere di non esserlo ignorando le proprie risorse e capacità;
temere le reazioni altrui come conseguenza di un determinato esito;
temere di non saper gestire un esito favorevole;
e potremmo allungare ancora l’elenco…
Un modo per contenere e gestire l’ansia è utilizzare il problem solving, un processo di risoluzione dei problemi con cui abituarsi a confrontare, verificare e corroborare ciò che pensiamo, che prevediamo, con i dati di realtà.
Il problem solving si articola in quattro fasi:
FASE 1 , identificare il problema e l’obiettivo
definizione dell’obiettivo
analisi degli ostacoli
FASE 2 Generare le possibili soluzioni
messa a fuoco delle idee possibili (brain storming)
selezione delle idee migliori
FASE 3 Scegliere, valutare e pianificare la soluzione
valutazione della fattibilità e delle conseguenze delle possibili soluzioni
scelta della soluzione
pianificazione delle risorse per l’attuazione della soluzione scelta (cosa, quando, come e con quali risorse)
FASE 4 Attuazione della soluzione
esecuzione della soluzione
verifica della soluzione attuata


Il processo di problem solving permette l’acquisizione di una forma mentis con cui abituarsi a valutare i problemi, le difficoltà che incontriamo.
Con questo processo, diamo valore alla creatività e all’intuizione (che sono caratteristiche del brain storming) e ne verifichiamo la concretezza, la possibilità di tradurle in pratica, in azioni efficaci.
In questo modo possiamo contenere le fantasie negative su “cosa accadrà se”… attivando in modo concreto ed efficace le nostre competenze adulte di analisi della realtà, delle nostre risorse e della possibilità di superare con successo le eventuali difficoltà.
(fonte: http://www.ansiasociale.it/articoli/la-gestione-dell-ansia-e-problem-solving/)




 Commento di EDA Personal Coaching
Questo articolo affronta l’ansia come un problema da affrontare attraverso uno schema razionalistico, tipico del processo decisionale, che prevede le 4 fasi che sono:



  1. Analisi



  2. valutazione delle possibili soluzioni



  3. pianificazione della realizzazione della soluzione scelta



  4. esecuzione della soluzione e verifica della sua efficacia
Questi approcci metolodogici sono utilissimi quando si ha a che fare con scelte razionali e con fattori di analisi….analizzabili. Purtroppo non funzionano con l’ansia e le emozioni in genere.
Perché?
Perché le emozioni negative sono al di sotto del conscio ed operano con livelli di forza ed automaticità propri, in cui il “cosciente” cioè il razionale, non può che incidere in minima parte.
L’EDA Personal Coaching opera completamente ad un altro livello, molto più basso, e più vicino alla fonte dell’ansia. Opera sotto il livello della coscienza.
Per fare un esempio chiaro a chi mastica un po’ di informatica è come cercare di correggere il malfunzionamento di un programma di video scrittura del computer. Quando vi trovate di fronte ad un programma che fa errori, la prima cosa che provate a fare e di richiuderlo e di riaprirlo. Se il problema era dato da un errato ed accidentale caricamento di file di funzionamento del programma dovuto ad errore casuale, allora potreste risolvere il problema, ma se l’errore è insito in qualche elemento del software del programma stesso, l’errore si ripresenterà.
Cercare di risolvere un problema di ansia con la ragione, è come cercare di riavviare un programma che non funziona. Continuerà a non funzionare.
Occorre andare “dentro” i files del programma e scoprire cosa c’è che non va e modificarlo. Questo è quello che fa l’EDA con i processi mentali. Cerca il NED (Nucleo Emotivo Disturbante) e lo tratta con la tecnica come farebbe un antivirus. La tecnica “esaurisce” la carica emotiva (il NED) che originava la reazione ansiosa, e lo rende inattivo.

COS'E' L'ANSIA


L'ANSIA (Fonte: http://www.nienteansia.it/)

L'ansia, la cui etimologia latina richiama concetti quali il sentirsi soffocare, stretti, è connotata da varie sensazioni per lo più spiacevoli fra cui il timore, la paura, l'apprensione, la preoccupazione, la sensazione che le cose possano sfuggire di mano, il bisogno di trovare una soluzione immediata e, nel caso di esposizione prolungata, la frustrazione e la disperazione.
Tuttavia l'ansia è un'emozione naturale e universale; è generata da un meccanismo psicologico di risposta allo stress (vedi stress), il quale svolge la funzione di anticipare la percezione di un eventale pericolo prima ancora che quest'ultimo sia chiaramente sopraggiunto, mettendo in moto specifiche risposte fisiologiche che spingono da un lato all'esplorazione per identificare il pericolo ed affrontarlo nella maniera più adeguata e, dall'altro, all'evitamento e alla eventuale fuga. Questa caratteristica di interesse ed evitamento nei confronti di un possibile pericolo si ritrova soltanto negli uomini e negli animali superiori e favorisce la conoscenza del mondo circostante e un migliore adattamento ad esso.
È per questo motivo che tutti noi abbiamo provato e proviamo ansia e, allo stesso tempo, siamo capaci di comprendere facilmente l'ansia degli altri e di immedesimarci nel loro stato d'animo. L'ansia è insomma un'emozione fondamentale e del tutto spontanea, che ha la funzione di proteggerci dalle minacce esterne preparandoci all'azione e contemporaneamente motivandoci all'interazione con il mondo circostante.
L'ansia ha altre funzioni fondamentali oltre a quella sopraccitata; essa ci consente di impegnarci nei compiti che svolgiamo quotidianamente, in particolar modo in quelle attività che non svolgiamo con interesse ma che dobbiamo portare a termine. Studiare per un esame poco interessante, per esempio, diverrebbe pressoché impossibile se non vi fosse una spinta sottostante di ansia da prestazione. Anche svolgere il proprio lavoro quotidianamente con impegno non sarebbe sempre possibile senza la pressione dell'ansia. Allo stesso modo, anche un'azione apparentemente banale come quella di uscire di casa in tempo per prendere l'autobus o il treno fallirebbe miseramente se fosse esente da ansia.
Questi tipi di ansia sono costruttivi, ovvero risultano funzionali alla nostra sopravvivenza. Fungono da intermediario tra il mondo esterno e il nostro mondo psichico interno, rendendoci capaci di far fronte ai problemi della vita e di adoperarci per migliorare il nostro adattamento all'ambiente. Sono dunque fattori di crescita e sviluppo della personalità che forniscono stimoli e motivazione all'accrescimento.
Tuttavia può accadere che non siamo capaci di superare del tutto una situazione di pericolo, oppure allo stato d'allarme e attivazione non corrisponde un pericolo reale da fronteggiare e risolvere; in tal caso l'ansia si trasforma da risposta del tutto naturale e adattiva a sproporzionata o irrealistica preoccupazione, ed assume una connotazione di un disturbo psichico, perdendo la funzione di elemento di crescita e maturazione, divenendo piuttosto un elemento di disgregazione della personalità. È così che l'ansia perde la sua funzione adattiva tesa a favorire il rapporto con l'ambiente, provocando al contrario disadattamento e perdita di contatto con l'ambiente stesso. Questa evenienza può presentarsi per diversi motivi, spesso difficilmente identificabili; in generale accade poiché vi è una valutazione errata delle percezioni che riceviamo da parte dei nostri processi cognitivi.

COMMENTO

L’ansia è la risposta è ad un pericolo percepito. Quando accade che l’ansia sia di livello tale da non consentire di operare con lucidità ed efficacia, significa che l’ansia, o, per meglio dire la risposta fisiologica allo stimolo, è disfuzionale ed eccessiva e non svolge la sua funzione. Quindi il problema è che l’ansia non deve mai essere tale da non permettere di agire al meglio delle proprie capacità.
Seppure quella evidenziata nell’articolo possa essere considerata una buona definizione dell’ansia, nell’approccio dell’EDA, non ha importanza l’analisi definitoria di un processo mentale, ma il suo “modus operandi” specifico ed unico.
Nel Coaching EDA ciò che è importante capire è quale processo la persona compie per entrare in uno stato d’ansia e per la precisione, individuare lo specifico NED (Nucleo Emotivo Disturbante) che sta operando in quel momento nella mente della persona.
Una volta fatto questo la tecnica EDA viene applicata a quello specifico NED e attraverso l’applicazione, si può risolvere nel giro di pochi minuti.
Questo è possibile solo grazie ad una specifica caratteristica della mente che il metodo EDA va a sfruttare con intensità e velocità.




giovedì 12 luglio 2012

EDA EMOTIONAL DEPROGRAMMING APPROACH Q & A

 FREQUENTY Q & A

Cosa è EDA?

EDA è un innovativo approccio di coaching concepito per la cambiamento del comportamento personale. Suo scopo è aiutare le persone attraverso un approccio leggero ed efficace a migliorare le loro capacità e i loro comportamenti nel senso desiderato. Fornire supporto attraverso un metodo che funziona nella risoluzione dalle dipendenze psicologiche e famacologiche.


Sono un privato. Posso usufruirne?

Sì. EDA  può essere applicata in contesto aziendale e  può essere insegnata ed applicata a chiunque ne voglia acquisire conoscenza e benefici. Nella sua divulgazione può essere insegnata attraverso strumenti audio e video e con seminari. Come applicazione è invece un vero e proprio "personal coaching" one to one. Si rivolge a chiunque abbia necessità o desiderio di modificare il proprio comportamento e risolvere atteggiamenti che possano essere controproducenti per sé o per le relazioni interpersonali, di lavoro o private.
  
Come si impara?

EDA è una tecnica che viene insegnata attraverso un contatto diretto con coach o attraverso la lettura di materiali che la illustrano. EDA è presente oltre che con il suo sito edacoaching.com, anche su facebook, google +, twitter e prossimamente anche con un manuale in forma cartacea ed ebook.

Richiede la presenza di un trainer esterno?

Sì, nelle prime fasi è di norma necessario un trainer esperto per acquisire il corretto uso della tecnica e può essere necessario anche in seguito per alcuni punti di modifica comportamentale e cognitivo particolarmente “ostico” da superare per alcune persone. Ma di norma è una tecnica che si acquisisce e poi si applica in autonomia e più la si applica più la si impara.

Quali sono le cose che può trattare e risolvere?

EDA è una tecnica puramente mentale e non richiede né farmaci né strumenti ausiliari per essere applicata. Si tratta di una tecnica di dinamica mentale. Avendo questa caratteristica, può esser applicata a qualsiasi problema origini dalla mente.

Qualche esempio?

Può essere usata molto bene per la gestione dell’aggressività, per le paure, la bassa autostima, le cadute di motivazione ed anche per le depressioni, gli attacchi di panico, le fobie. Può inoltre essere usata per i disordini alimentari, il fumo, le dipendenze psicologiche da farmaci.

Si tratta di psicoterapia?

Ogni forma di cambiamento comportamentale può essere definita "psico-terapia". Anche farsi una vacanza può essere psicoterapia. In questo senso la si può considerare psico-terapia. Se invece intendiamo un rapporto classico tra un terapista e un paziente allora EDA non è psicoterapia, in quanto non prevede "a regime" un terapeuta perché l’obiettivo è quello di applicarla in modo autonomo. Si tratta quindi di una tecnica mentale, con un elevato livello di automatismo. E' di fatto un puro coaching. Il coach nelle sedute one to one non dà alcun consiglio su come la persona debba vivere la propria vita nè che scelte fare, nè offre la sua "comprensione" creando dipendenza e transfert.  Suo unico scopo è insegnare come applicare la tecnica nel modo più proficuo, come potrebbe fare un insegnante di Yoga o di tennis.

A cosa può essere allora paragonata?

Di fatto è una forma di meditazione dinamica, molto adatta al mondo e al pensiero occidentale. Può essere applicata mentre si passeggia, mentre si guida la macchina, mentre si fa footing. Non richiede pertanto, come lo yoga ad esempio,  di uno spazio apposito, concentrazione e posture specifiche.EDA è una tecnica che opera ad un basso livello dei processi mentali, e la sua applicazione è molto "meccanica".

In cosa si distingue da altre proposte di cambiamento personale?

Molte sono le differenze rispetto ad altri approcci. Il primo e più importante è che il metodo è insegnato per poter poi esser applicato da soli. Ciò significa che c’è un investimento iniziale, sia che venga fatto dall’azienda che dal privato, che ha un ritorno enorme e duraturo nel tempo.
Diversamente da altri approcci formativi, la competenze nell’uso dI EDA aumentano nel tempo anziché diminuire e scemare. Secondariamente la tecnica nella sua applicazione è piuttosto semplice. Come tutte le tecniche però può essere applicata in modo approssimativo o preciso e questo fa la differenza nei risultati.

EDA è pericolosa da applicare? 

E’ pericolosa come il pensare o il vivere. Non lo è affatto, nel senso che, e questo va sottolineato con forza, EDA non aggiunge nulla che non sia già presente nelle mente di una persona, ma si limita a togliere ”forza" ai processi mentali che causano i comportamenti non desiderati. Diversamente da altre tecniche basate sull’uso del pensiero positivo,  EDA non innesca alcuna suggestione nel praticante ed è in effetti l’opposto di qualsiasi processo a matrice ipnotica.

EDA si poggia su qualche filosofia di fondo?

EDA è una tecnica che è stata sviluppata pensando esclusivamente al miglioramento delle condizioni psico-fisiche ed all'accrescimento delle capacità personali, ma a posteriori si possono in essa riconoscere analogie spiccate con la meditazione e l'impostazione filosofica del Buddismo. L’idea di fondo che sottende ad EDA è che, come afferma anche il Buddismo, sottraendo dolore, sofferenza e disagio mentale, la persona spontaneamente giunge a condizioni generali via via migliori.

Quanto tempo ci vuole per ottenere risultati?

La risposta corretta è “dipende”. Ma il dipende, non è legato al tipo di problema di risolvere, ma alla capacità del praticante di individuare la “struttura” del comportamento da modificare (ecco perché all’inizio è consigliata la presenza del coach:serve per insegnare il corretto modo di ricercare la struttura da modificare). EDA opera sulla struttura del Nucleo Emotivo Disturbante (NED) del comportamento da modificare. Una volta identificato il NED, la tecnica è in grado di risolvere e deprogrammare la "struttura" individuata ed ottenere la modifica del comportamento mediamente in meno di 30 minuti. Nella maggior parte dei casi sono sufficienti 15 minuti di applicazione di EDA. Questo risultato però si ottiene se e dopo che si è identificata l'esatta struttura del NED.

Come è possibile questo?

Ipotizziamo un problema di aggressività. Il nucleo mentale che è responsabile del  comportamento specifico che la persona desidera modificare ha una sua struttura ben precisa che alimenta, dà forza, a quel comportamento. Una volta applicata EDA a tale nucleo esso di dissolve. La dissoluzione di un NED non significa che la persona ad esempio, non avrà più episodi di comportamento aggressivo, essendo questo originato da più “strutture”, cioè da più NED, ma quel comportamento specifico verrà risolto. Se si individuano un certo numero di NED di contenuto aggressivo, ci sono buone probabilità che la generale aggressività della persona verrà davvero risolta.

Come si può avvalersi di EDA?

E' sufficiente contattare EDA ai suoi recapiti e chiedere un  approfondimento, indicando quali aree si desiderano modificare. Saremo lieti di dare le prime informazioni su come EDA funzioni e una volta capito di cosa si tratta l’interessato potrà scegliere se iniziare il coaching.  Siamo in grado di gestire incontri applicativi di EDA anche con il solo ausilio di strumenti informatici e telefonici (Skype, Chat, telefono), consentendo abbattimenti  di costi ed ottimizzazione di tempi.

EDA® EMOTIONAL DEPROGRAMMING APPROACH
email:edacoaching@edacoaching.com

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COS'E' EDA - EMOTIONAL DEPROGRAMMING APPROACH

L’EDA è un innovativo approccio di coaching concepito per la cambiamento del comportamento personale


MISSIONE

Aiutare le persone attraverso un approccio leggero ed efficace a migliorare le loro capacità e i loro comportamenti nel senso desiderato. Fornire supporto attraverso un metodo che funziona, nella risoluzione dalle dipendenze psicologiche e famacologiche.


DESCRIZIONE

L’EDA può essere insegnata ed applicata a chiunque ne voglia acquisire conoscenza e benefici. Si rivolge a chiunque abbia necessità o desiderio di modificare il proprio comportamento e risolvere atteggiamenti che possano essere controproducenti per sé o per le relazioni interpersonali, di lavoro o private


INFORMAZIONI GENERALI

L’EDA è una tecnica puramente mentale e non richiede strumenti ausiliari per essere applicata. Si tratta di una tecnica di dinamica mentale. Avendo questa caratteristica, può esser applicata a qualsiasi processo di pensiero origini dalla mente.Può essere usata molto bene per le paure, per la gestione dell’aggressività, la bassa autostima, le cadute di motivazione ed anche per le depressioni, gli attacchi di panico, le fobie. Può inoltre essere usata per i disordini alimentari, il fumo, le dipendenze psicologiche da farmaci.

Di fatto è una forma di meditazione dinamica, molto adatta al mondo e al pensiero occidentale. Può essere applicata mentre si passeggia, mentre si guida la macchina, mentre si fa footing. Non richiede pertanto, come lo yoga ad esempio, di uno spazio apposito, concentrazione, silenzio, e posture specifiche. L’EDA è una tecnica che opera ad un basso livello dei processi mentali, e la sua applicazione è molto "meccanica".