martedì 2 agosto 2016

BLOCCHI DELLA MENTE E VELOCITA' DI GUARIGIONE



Mi viene spessa avanzata da chi viene in contatto iniziale con i principi di funzionamento di EDA, l’obiezione di fondo che non sia possibile risolvere i problemi della mente in poco tempo o peggio in pochi minuti. La convinzione generale è che occorrano lunghissimi e pluriennali rapporti con psicoterapeuti e psicologi per poter “sviscerare”  adeguatamente e portare alla luce conflitti e blocchi che la persona ha sviluppato negli anni e poterli poi risolvere. Terapie di anni ed anni.

L’ho creduto anch’io per molto tempo fino a quando l’evidenza mi ha dimostrato una realtà differente.

Una considerazione preliminare andrebbe fatta. Gran parte delle persone che si ritrovano afflitte da panico ed ansia forte, “esordiscono” con un singolo episodio, generalmente di panico, che piomba apparentemente come un fulmine a ciel sereno. Prima di allora nessun problema. Spesso proprio nessuno.

Questo “esordio”  violento ed inaspettato da’ forza all’idea che sia successo qualcosa a livello biochimico-genetico che abbia causato questo, ma poi, quando si comincia la psicoterapia vengono fuori le ragioni che hanno portato alla crisi. E ci sono sempre. Ma nessuno si domanda mai: ma perché una cosa che si manifesta in mezz’ora rovinando da lì in poi l’esistenza, richiede poi così tanto tempo per essere debellata? Perché non può andarsene come è venuta, rapidamente? Tra l’altro, se la farmacologia è ben concepita, è in grado di far sparire i sintomi nel giro di poco tempo. Perché non può esserci un modo per uscirne rapidamente senza bisogno dei farmaci?

La spiegazione più ovvia è che il “tracollo” sia stato preceduto da un accumulo di pressioni che hanno determinato la “caduta” nel panico, e che quindi il crollo sia solo l’ultimo atto di un processo iniziato da tempo.

Questa spiegazione non da’ però conto del fatto che la mente non è un osso che sopporta certe sollecitazioni e non oltre…..la mente è molto elastica ed immateriale e ciò che una persona considera insopportabile, un’altra la può considerare perfino divertente. Come può essere che fino ad un attimo prima tutto andava bene e poi “sbrang” viene giù tutto?

Ciò che succede è altro. Accade una cosa che è improvvisa e violenta: ci si spaventa a morte.

Perché accade? Perché la mente ad un certo punto fa una considerazione, un ragionamento, che la porta ad un punto, ad una conclusione, che da quella situazione non si può più uscire. Una conclusione di assoluta impossibilità.

Le cause scatenanti possono essere diversissime, ma ciò che accade è che la mente inconscia si rende conto, o meglio si auto-convince, di essere entrata in una situazione senza uscita, una trappola. E si spaventa. Poiché questa considerazione è considerata “vera”, DA QUEL MOMENTO la persona è spaventata, e continuerà a spaventarsi di essere spaventata. Da quel momento il pericolo sarà visto ovunque.
Avviene che ciò che ha spaventato la persona originariamente non sia nemmeno più importante….da quel momento è la paura che comanda. Questa paura non è logicamente strutturata, non è composta da un ragionamento complesso ed articolato, ma è composto da “comandi” che la mente subconscia urla ed impone alla mente razionale.
La paura che assale una persona che esce all’aperto non è composta da considerazioni circa il pericolo reale che può esserci nell’uscire di casa. Ogni persona che soffra di questa paura, sa benissimo che non c’è un reale pericolo…non si tratta di attraversare un fiume infestato da coccodrilli affamati, eppure la mente in modo violento e rozzo urla la sua paura. Quello che determina la paura è un comando che ha una struttura semplice, breve e perentoria.

Il punto iniziale del “crollo” che sfocia spesso in un attacco di panico, è come dicevo sopra, dato da una considerazione, un processo di pensiero che porta ad una conclusione “terrorizzante”. Può per esempio essere una malattia di un genitore, un fatto anche poco impattante sul lavoro, una delusione amorosa, ma la mente, nel suo subconscio, pensa che sia successo qualcosa di grave. Questo può anche non essere affatto vero, ma è vero per la mente in quel momento e….tracolla. Spesso, quel ragionamento tracollante non sarà più vero dopo un po’ di tempo e quindi a logica, non dovrebbe più tenere nell’ansia la persona, ma quello che il tracollo fa e lo fa fin troppo bene, è distruggere la fiducia della persona nella sua capacità di affrontare la vita. La mente le propina una serie di “concetti” di paura ed invalidità e come un virus, questo modo di considerare gli eventi della vita si diffonde a tutto: situazioni, rapporti, persone, cose.
A questo punto una “psicoterapia” che si faccia carico di andare a ristrutturare tutte le aree di sfiducia e paura di una persona diventa per forza di cose di dimensioni monumentali. La persona in analisi deve dapprima contrastare la sua sfiducia in sé suffragata da anni di tentativi falliti, con enorme sforzo di volontà, poi deve affrontare le cose di cui ha preso ad avere paura, una ad una, e  poi deve stabilizzarsi su un nuovo modo di vedere le cose…..

In realtà le cose sono più semplici, grazie a Dio. Le reazioni che la persona ha di fronte alle sue paure, hanno un grande pregio: sono sempre le stesse. La mente ha maturato un certo modo rigido di reagire alle situazioni e usa sempre quelle. E questa è una cosa che facilita molto. In realtà avviene che di fronte a certi stimoli, la mente “pensa” sempre la stessa cosa, normalmente in modo fobico. La sfiducia che la persona matura sulle proprie capacità non è esistenziale, ma fortemente vincolata all’osservazione delle sue reazioni di fronte alle sue paure. Ne consegue che se si riesce ad eliminare il meccanismo automatico che scatta di fronte alle situazioni fobiche, CAMBIA radicalmente l’idea che la persona ha di sé. La percezione di sé dipende dall’esperienza negativa accumulata. Cambiando il modo in cui la persona reagisce alla precedente situazione fobica, cambia completamente la percezione di sé. In modo quasi istantaneo.

Inversamente la psicoterapia parte dall’assunto che occorra prima cambiare la percezione di sé per poter poi vincere le fobie. Strada possibile ma lunga, troppo lunga. E’ invertita la causa con l’effetto. La causa della disistima è il vivere nella paura. Togli la paura e la stima torna. Subito. Operando quindi DIRETTAMENTE sulle paure, si rialza la fiducia e la stima nelle proprie capacità. Strada breve, molto più breve.