[...] Immaginando un dolore che presumi falsamente provenire dagli
altri, paragonando ciò che è a ciò che dovrebbe essere, ti stai
torturando. Non smettiamo mai di produrre immagini, pensieri, emozioni
fanno soffrire. Siamo il nostro carnefice,
il nostro carceriere, per di più illusionisti e bugiardi. I muri e gli
strumenti di questa stanza di tortura personale che a volte è la nostra
mente non sono che pensieri, ricordi, timori, immagini che non
corrispondono a niente di attuale, niente di veramente presente qui e
ora. (Pierre Lévy)
COMMENTO
La differenza che poniamo nella nostra testa tra quello che riteniamo sia la situazione e quello che vorremmo fosse è causa della insoddisfazione. La differenza tra come riteniamo le persone siano e come vorremmo che fossero è causa della nostra frustrazione.
Lo stato d’animo non dipende da ciò che c’è fuori, ma da ciò che pensiamo dentro. Molto spesso ciò che pensiamo non è affatto correlato a ciò che stiamo vivendo ma è frutto di ciò che nel tempo abbiamo imparato a pensare e non abbiamo più voluto o saputo modificare.
E’ quindi nella nostra mente che si gioca la partita. E se la mente è il campo di gioco, e allo stesso tempo l’avversario da battere, occorre conoscere bene regole, campo ed avversario. Conoscere la propria mente è ineludibile per giocare bene la partita.
(EDA Personal Coaching)
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