lunedì 16 luglio 2012

LA GESTIONE DELL'ANSIA E IL PROBLEM SOLVING

Nella comprensione delle motivazioni dell’ansia e delle sue manifestazioni, può essere importante soffermarsi sulla componente cognitiva che concorre a creare la sensazione di ansia. Le manifestazioni fisiologiche dell’ansia sono qualcosa che tutti conosciamo e sperimentiamo spesso nella nostra quotidianità: aumento della frequenza del respiro con conseguente sensazione di affanno, aumento dei battiti cardiaci, sudorazione. C’è poi l’aspetto cognitivo da considerare, e che ha a che fare con l’attesa di un evento futuro. L’ansia infatti è proprio uno stato di allerta con cui ci prepariamo ad affrontare qualcosa che sta per accadere o che temiamo possa accadere, e che avvertiamo come un pericolo od una minaccia.
L’ansia, con l’incremento delle funzioni fisiologiche (respiro, frequenza cardiaca,ecc.), ci predispone ad affrontare un problema, una difficoltà. Ma a volte possiamo avvertire ansia anche in situazioni banali o che generalmente non richiedono un grande impiego di energie per essere superate, fronteggiate. Pensiamo al caso degli attacchi di panico, che sono una manifestazione ansiosa che può verificarsi in qualunque momento e in qualunque situazione: dall’andare in giro in automobile, allo svolgere un compito sul posto di lavoro, etc.
Il modo in cui pensiamo, le idee e le fantasie che elaboriamo su noi stessi, sugli altri e sul mondo che ci circonda, possono influenzare in maniera significativa la possibilità di sperimentare l’ansia anche in contesti inappropriati. L’ansia infatti può derivare:
dal non riuscire a prevedere l’esito di una situazione, o dal non prevedere un esito favorevole, lasciando il posto a fantasie catastrofiche;
dal non sentirsi all’altezza di una situazione, o dal credere di non esserlo ignorando le proprie risorse e capacità;
temere le reazioni altrui come conseguenza di un determinato esito;
temere di non saper gestire un esito favorevole;
e potremmo allungare ancora l’elenco…
Un modo per contenere e gestire l’ansia è utilizzare il problem solving, un processo di risoluzione dei problemi con cui abituarsi a confrontare, verificare e corroborare ciò che pensiamo, che prevediamo, con i dati di realtà.
Il problem solving si articola in quattro fasi:
FASE 1 , identificare il problema e l’obiettivo
definizione dell’obiettivo
analisi degli ostacoli
FASE 2 Generare le possibili soluzioni
messa a fuoco delle idee possibili (brain storming)
selezione delle idee migliori
FASE 3 Scegliere, valutare e pianificare la soluzione
valutazione della fattibilità e delle conseguenze delle possibili soluzioni
scelta della soluzione
pianificazione delle risorse per l’attuazione della soluzione scelta (cosa, quando, come e con quali risorse)
FASE 4 Attuazione della soluzione
esecuzione della soluzione
verifica della soluzione attuata


Il processo di problem solving permette l’acquisizione di una forma mentis con cui abituarsi a valutare i problemi, le difficoltà che incontriamo.
Con questo processo, diamo valore alla creatività e all’intuizione (che sono caratteristiche del brain storming) e ne verifichiamo la concretezza, la possibilità di tradurle in pratica, in azioni efficaci.
In questo modo possiamo contenere le fantasie negative su “cosa accadrà se”… attivando in modo concreto ed efficace le nostre competenze adulte di analisi della realtà, delle nostre risorse e della possibilità di superare con successo le eventuali difficoltà.
(fonte: http://www.ansiasociale.it/articoli/la-gestione-dell-ansia-e-problem-solving/)




 Commento di EDA Personal Coaching
Questo articolo affronta l’ansia come un problema da affrontare attraverso uno schema razionalistico, tipico del processo decisionale, che prevede le 4 fasi che sono:



  1. Analisi



  2. valutazione delle possibili soluzioni



  3. pianificazione della realizzazione della soluzione scelta



  4. esecuzione della soluzione e verifica della sua efficacia
Questi approcci metolodogici sono utilissimi quando si ha a che fare con scelte razionali e con fattori di analisi….analizzabili. Purtroppo non funzionano con l’ansia e le emozioni in genere.
Perché?
Perché le emozioni negative sono al di sotto del conscio ed operano con livelli di forza ed automaticità propri, in cui il “cosciente” cioè il razionale, non può che incidere in minima parte.
L’EDA Personal Coaching opera completamente ad un altro livello, molto più basso, e più vicino alla fonte dell’ansia. Opera sotto il livello della coscienza.
Per fare un esempio chiaro a chi mastica un po’ di informatica è come cercare di correggere il malfunzionamento di un programma di video scrittura del computer. Quando vi trovate di fronte ad un programma che fa errori, la prima cosa che provate a fare e di richiuderlo e di riaprirlo. Se il problema era dato da un errato ed accidentale caricamento di file di funzionamento del programma dovuto ad errore casuale, allora potreste risolvere il problema, ma se l’errore è insito in qualche elemento del software del programma stesso, l’errore si ripresenterà.
Cercare di risolvere un problema di ansia con la ragione, è come cercare di riavviare un programma che non funziona. Continuerà a non funzionare.
Occorre andare “dentro” i files del programma e scoprire cosa c’è che non va e modificarlo. Questo è quello che fa l’EDA con i processi mentali. Cerca il NED (Nucleo Emotivo Disturbante) e lo tratta con la tecnica come farebbe un antivirus. La tecnica “esaurisce” la carica emotiva (il NED) che originava la reazione ansiosa, e lo rende inattivo.

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